L’orizzonte sub-montano


Per caratterizzare e definire meglio l’ambito che va dal fondovalle sino ai 700-800 metri conviene rapportarsi alle attuali coltivazioni o essenze naturalizzate più diffuse e conosciute (non dimentichiamo che il versante retico (paesaggi autunnali 1- 2 - 3 ) è fino ad una certa altezza caratterizzato dalla coltivazione della vite (Vedi Abstract: Passarelli D. Pirola A. da Il naturalista Valtelinese n.1 1990 - vedi anche Il vigneto in Valtellina) e soprattutto nella parte centrale della valle da quella del melo (varietà di frutto:1- 2).
In Valchiavenna, in particolare modo nella parte bassa tra Nuova Olonio e Somaggia e, sul versante opposto, sino a Gordona, è abbastanza caratteristico il popolamento vegetale costituito dalla "brughiera submediterranea" con diffusi cespuglieti ad erica arborea , Calluna vulgaris (1 - 2), Sarothamnus o Cytisus scoparius ( ginestra dei carbonai) ecc. che si accompagnano a querceti termofili con orniello e carpino nero. Inoltrandoci verso l’alta Valchiavenna e la Valtellina dopo Tirano, queste condizioni estreme vanno via via attenuandosi : la prima a scomparire è l’Erica arborea seguita dal cisto e dal ligustro, mentre il carpino nero (Ostrya carpinifolia), l’orniello (Fraxinus ornus), la quercia (Quercus robur), resistono anche a climi più steppici.
Il progressivo aumento delle temperature ha portato non solo alla riduzione dei ghiacciai ma anche alla diffusione delle piante mediterranee ed esotiche nel cuore delle Alpi, al punto che in provincia si stanno diffondendo varie specie nuove tra cui addirittura il cappero. Si tratta di cespugli che pendono dalle rocce assolate di Campoledro o di Triangia, in zone situate appena sopra Sondrio sul versante retico. Il fenomeno della diffusione di piante spontanee dei climi caldi ha raggiunto punte mai viste prima d'ora, come si può ben notare sempre sul versante retico da Verceia a Dubino e da Traona sino a Tirano, ma soprattutto nella zona che domina il lago sopra Cino, Cercino, Mello e Poira, dove domina ormai incontrastata la ginestra. Nella costiera dei "Cech" l'erica arborea dai fiori bianchi raggiunge e spesso supera i due metri d'altezza; tra Dubino e Novate domina il cisto salvifolio, mentre nei vigneti e sui roccioni si diffonde sempre più il fico d'India selvatico. La scoperta più sorprendente riguarda però le piante di rosmarino, che in alcuni terrazzamenti di Roncaiola, sopra Tirano hanno formato quasi un bosco. Appena sopra Ardenno, sul versante retico, si è cominciato in questi anni a piantare addirittura l'ulivo ottenendo a partire dal 2004 un notevole e significativo risultato in olio prodotto.
Da qualche anno in provincia, grazie anche ai cospicui finanziamenti della Comunità Europea, gestiti in provincia dal Gal Valtellina leader, ma anche per un rinnovato interesse verso il gusto del camminare, è tutto un fiorire di iniziative che tendono alla ristrutturazione della vecchia sentieristica di mezza montagna e di fondovalle, con l'obiettivo di creare un'unica rete, il più possibile estesa, che permetta al turista lunghi itinerari anche a tappe, non solo nell'ambito delle varie province ma anche tra regione e regione e addirittura tra stato e stato. Questi percorsi, promossi anche dall' Amministrazione provinciale e dalle Comunità Montane, costituiranno senza dubbio uno stimolo utile alla valorizzazione non solo del nostro ambiente naturale ma anche di antichi borghi rurali abbandonati, di particolari attrattive storico-culturali, di parchi e riserve e infine anche di bed & breakfast e agriturismi. A queste iniziative si affianca anche quella del recupero dei percorsi storici come il sentiero che da Sondrio conduce al passo del Muretto in Val Malenco o la "Via Valtellina" da Schruns nel Montafon (Austria/Voraberg) a Tirano per la Svizzera, attraverso cui transitavano i commerci, allora così importanti, del sale o del vino.
In ambienti abbastanza asciutti, come possono essere le rocce del versante retico, levigate dai ghiacciai più di 10.000 anni fa ed ora emergenti qua e là tra i vigneti, si possono notare insieme a piante grasse di vario tipo, piccoli insetti assai colorati della famiglia Pyrrhocoridae. (nelle zone più calde, il comune Pyrrohcoris apterus presenta una rara varietà alata: f. pennata).
Molto diffusi sulle latifoglie sia in pianura che a mezza montagna sono, sopratutto in particolari annate il maggiolino (Melolontha melolontha), che spesso ha effetti distruttivi sul fogliame e la cetonia (Cetonia aurata) dal bel colore verde brillante. Nel versante ombroso delle Alpi Orobie e nelle valli meno esposte a mezzogiorno prevale invece il bosco di castagno (Castanea sativa) 1 - 2 , la cui coltivazione è oggi per lo più abbandonata ed è pertanto da considerarsi quasi naturalizzato, mentre assai comune è la pianta del nocciolo (Corylus avellana) con i suoi gustosi frutti. Assai diffuse sono poi la rovere (Quercus petraea) e il ginepro (Juniperus communis) (su questa pianta sono stati rinvenuti alcuni insetti termofili che in Valtellina hanno le stazioni più settentrionali in Italia, Dioli P., Presenza di Orsillus depressus ecc.su Il Naturalista Valtellinese 2/91).
Tra i frutti del sottobosco( 1- 2) non bisogna dimenticare il lampone (Rubus idaeus), la mora (Rubus fruticosus) e la fragola (Fragaria vesca), prelibati e profumati prodotti spontanei delle nostre montagne che, trasformati in prodotti coltivati da vari produttori locali, stanno ora acquistando anche una non indifferente importanza commerciale.
Il maggiociondolo (Laburnum anagyroides) e la Robinia (Robinia pseudoacacia), il primo caratterizzato dai bei fiori gialli penduli e la seconda da fiori simili ma di colore bianco, caratterizzano la fascia umida boschiva fino quasi ai 1000 metri, mentre allo sparire dell'ultima neve i primi a comparire nei prati di bassa quota sono i cosiddetti campanellini di primavera (Leucojum vernum) e i bucaneve (Galanthus nivalis).
Il bosco di castagno (Castanea sativa) e di faggio (Fagus silvatica), in autunno macchiato qua e là dalle vermiglie pennellate dei ciliegi (Prunus avium) e dai più rari cespugli della velenosa fusaggine (Evonymus europaeus), è in Valtellina l’ambiente più adatto alla crescita dei ricercatissimi funghi porcini (Boletus edulis 1- 2) e soprattutto il versante orobico più ombroso e umido, dove molto diffuse sono le felci (sito sulle felci), presenta una varietà di funghi eccezionale: Boletus Satana - Russula paludosa - Armillariella mellea - Poliporus squamosus - Lepiota procera - Boletus rufus - Amanita caesarea - Amanita muscaria - Amanita phalloides - Coprinus comatus (per approfondimenti sul meraviglioso mondo della micologia vedi Associazione Micologica Valtellinese - mentre per quanto riguarda la normativa regionale vedi apposito sito della Provincia).
La fauna vede rare presenze di animali di grandi dimensioni, per lo più disturbati dall’ invadenza dell’uomo. Nel periodo invernale, non è infrequente il capriolo (Capreolus capreolus), che si abbassa soprattutto nel versante orobico; vive ancora ai margini del vigneto la volpe (Vulpes vulpes) che è il mammifero più resistente ai difficili rapporti con l’uomo nonostante la caccia spietata che le si riserva e malgrado sia stata contagiata in modo massiccio, negli anni passati, dalla epidemia di rabbia silvestre.
A cominciare dal '98, quando in un frutteto nei pressi di Rogobello in quel di Vervio, fu avvistato, sollevando l'interesse della stampa locale, e poi ucciso con il beneplacito delle autorità, un grosso esemplare di femmina di cinghiale (Sus scrofa) di circa 70 Kg, si sono ripetuti vari avvistamenti, sopratutto nelle zona del tiranese e in bassa valle, che hanno spaventato gli agricoltori e messo all'erta l'amministrazione provinciale.
In passato, prendendo spunto da quanto deciso nelle prealpi comasche di Brienno, dove a inizio 2003 si erano già uccisi 50 esemplari, si istituì un'apposita squadra di "rangers" con il compito preciso di cacciare e uccidere gli intrusi (oltre a ghiandaie, cornacchie, volpi e cormorani considerati, le prime due dannose per gli alberi da frutta, le volpi per la salute e i cormorani, pericolosi antagonisti per i pescatori di trote e temoli). In valle quindi vennero uccisi vari esemplari di cinghiale, moltissime volpi, centinaia di ghiandaie e svariati cormorani senza nemmeno prendere in considerazione ipotesi meno distruttive dell'ambiente e dei suoi naturali abitanti. Da settembre 2009, visto il continuo diffondersi della specie, le proteste degli agricoltori e l’esito negativo di questo tipo di caccia, viene addirittura aperta in via sperimentale la caccia di selezione al cinghiale dando così il nulla osta a qualsiasi cacciatore ne faccia richiesta, con i rischi conseguenti e il parere negativo delle associazioni ambientaliste. Sta quindi prendendo sempre più piede l'esiziale politica dell'uomo padrone del territorio e quindi titolare del diritto di distruggere tutto quello che dà fastidio alle sue attività lavorative o di svago. Secondo questa teoria, qualsiasi nuova specie si affacciasse alla nostra valle andrebbe giustamente presa a fucilate. Si tenga presente che in questi ultimi anni, con i cambiamenti climatici in atto, si sta verificando uno spostamento graduale di varie specie di fauna sempre più a nord e tra queste c'è anche il cinghiale, anche se si ritiene che questo ungulato in Valtellina sia stato introdotto proprio da alcuni cacciatori con la speranza che poi si arrivasse proprio ad aprirne la caccia. Invece di cercare soluzioni più intelligenti che riescano a prevedere anche il rispetto della natura e della vita animale, impera la "noncultura" del fucile, amata soprattutto dai cacciatori e da chi li protegge.
Presenti anche se difficilmente osservabili sono la lepre (Lepus capensis europaeus), il tasso (1 - 2) (Meles meles)(nella primavera 2001 le guardie forestali hanno individuato una serie di gallerie negli argini dell'Adda nella zona di Ardenno attribuibili ad una numerosa colonia di tassi spostatasi sul fondovalle) e la faina (Martes foina). Per quanto riguarda anfibi, rettili e sauri, sono presenti a questa quota quelli presenti anche nel fondovalle come la rana esculenta e la la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) facilmente rintracciabile, mentre cammina tra l'erba umida, vicino ai torrenti di montagna e lungo i sentieri che salgono dal fondo valle ai primi maggenghi; altra specie di salamandra di cui sono già stati individuati più di trenta esemplari in Val Gerola è la salamandra nera o alpina (Salamandra atra) e proprio per approfondire la conoscenza di questo urodelo, che rifugge l’acqua e che ha una distribuzione altitudinale che varia dai 600 ai 2000 m, nel 2008 è stato avviato il progetto “La salamandra nera del parco delle Orobie valtellinesi”. Per quanto riguarda i colubridi sono abbastanza comuni la biscia d'acqua o dal collare (Natrix natrix) riconoscibile per le due macchie giallastre presenti ai lati del collo, il biacco ), di cui in valle è presente una sottospecie dalla colorazione completamente nera, il colubro di Esculapio (Elaphe longissima) (Sul colubro di Esculapio albino-zona di Colico- Vedi Abstract: Ferri V. Bettiga M. da Il Naturalista Valtellinese 1992 n.3), la biscia tassellata (Natrix tassellata), mentre tra i sauri possiamo ritrovare la lucertola dei muri (Podarcis muralis) (Vedi Abstract: Osservazioni sugli ambienti occupati da lucertole..) e il ramarro (Lacerta viridis) dai colori sgargianti. Nelle zone fresche e ricche di vegetazione, dai prati di fondovalle fino ai 2000 m degli alpeggi , non è raro incontrare e rischiare di calpestare il timido orbettino (Anguis fragilis), chiamato anche orbanella, che nonostante la pessima fama di cui gode, è assolutamente innocuo. Contrariamente a quanto si possa pensare non si tratta di un serpente ma di un sauro, parente quindi delle lucertole che gode di una prerogativa del tutto particolare, quella cioè di potersi autoamputare la coda (che è poi in grado di ricrescere), in modo da distrarre l'assalitore che si concentra sul moncone (che continua a muoversi) e non sul resto dell'animale che può così mettersi in salvo. Tra gli uccelli figurano quasi tutti i più comuni passeracei già visti nel fondovalle, il picchio rosso (Dendrocopus major 1 - 2), il picchio verde (Picus viridis 1-2) e la bellissima ghiandaia (1)-(2) (Garrulus glandarius) oltre a qualche rapace che nidifica negli anfratti rocciosi o nelle selve sovrastanti le coltivazioni, come, tra i diurni, la poiana (Buteo buteo) (Sulla poiana coda bianca vedi Abstract: Giovine G. da Il Naturalista Valtellinese 1994 n.5) e il gheppio - gheppio in volo (Falco tinnunculus), mentre tra quelli notturni il maestoso gufo reale (Bubo bubo), segnalato nel 2004 in due magnifici esemplari esattamente a San Cassiano e a Prata Camportaccio in Val Chiavenna.
Assai comune è infine la tortora dal collare domestica e selvatica (Streptopelia decaocto e Streptopelia turtur) che ama svolazzare tra i frutteti o anche nei centri abitati. Nei prati e nei pascoli, troviamo bellissimi lepidotteri dai colori vivaci, svolazzanti soprattutto attorno ai cespugli di quello che è appunto chiamato "il fiore delle farfalle" (Buddleia Davidii) : l’Euplagia quadripunctaria, l’Erebia, e la Macroglossa stellatarum detta anche colibrì, diffusa dalla pianura fino agli 800 m. La natura spesso presenta curiosità affascinanti: spesso, bruchi come quello della Dasychira Pudibunda, da cui nasceranno farfalle poco appariscenti, si presentano con forme originalissime e livree sgargianti e viceversa , quasi per una legge del contrappasso, piccoli e anonimi bruchi generano farfalle maestose e variopinte.

Introduzione
Geologia e Mineralogia
Flora e Fauna
Il fondovalle
L'orizzonte montano
L'orizzonte alpino


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