Introduzione
di Riccardo Maroni
Trento, ottobre 1973
Gustavo Benetti, messi da parte gli scarponi da montagna e da speleologo, il fedele sacco da montagna e la piccozza; sbarrata la porta della fucina fumosa dove per tanti anni sbalzò magistralmente rami e argenti; salutati i ferri del suo nobilissimo mestiere, e la forgia e l'incudine, se n'e andato per sempre da questa nostra Trento il 19 febbraio 1957.
Ma ci ha lasciato con un figlio ed una figlia, un altro figlio che, tutto imbevuto delle passioni artistiche paterne, si votò alla scultura, alla pittura, al disegno.
E' a lui che ho voluto dedicare questa monografia, anche per onorare indirettamente quell'uomo eccezionale e insostituibile che fu suo padre; galantuomo e lavoratore geniale, di uno stampo scomparso.
M'imbattei in Livio Benetti in una mostra trentina del 1944.
Nell'incontro luttuoso del 1957, gli proposi di entrare nella CAT; ma con diritta lealtà egli oppose i suoi limiti e la non raggiunta maturazione, che giustificarono un temporeggiamento che durò sedici anni.
Anni in cui ad un onesto intenso sofferto lavoro di scalpello, di pennello, di penna, non corrispose una equa e tempestiva valutazione di coloro che pontificano dagli arenghi cartacei dell'arte, mallevadori frequenti di ogni espressione della incapacità e stupidità umana.
Si rassereni l'amico Benetti con queste sempre valide parole di Schopenhauer: "L'arte di sopprimere i meriti col silenzio malevolo e di ignorarli, per nascondere al pubblico il buono a favore del cattivo. era in uso fra la gentaglia dei tempi di Seneca, come fra quella del nostro tempo ".
Ora, alle soglie dei sessant'anni, Livio Benetti sente di poter guardare dietro di sè con serena coscienza, soddisfatto del cammino percorso.
Al di sopra delle mode, ma attento ai piu sani fermenti, continua la sua fatica che onora la vecchia sua famiglia e quella nuova, che onora quella rude e coraggiosa Valtellina che lo ospita da tre decenni; e questa sua terra natale nelle cui rocce, nelle cui nevi, nella cui aspra terra, nella cui aria alpina vive, impalpabile ma presente, lo spirito esemplare di suo padre.



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