I mosaici di Benetti conservati a Chiavenna
di Guido Scaramellini da La Provincia quotidiano del 7 settembre 2003
Tra i pochissimi mosaici esistenti in Valchiavenna, uno solo non si trova sulle chiese ed è a soggetto laico: è sopravvissuto negli anni su quella che fu la facciata della Banca Piccolo Credito Valtellinese (allora si chiamava così) a Chiavenna.
Quando nel 1980 fu costruita una nuova sede più arretrata, fu restituito opportunamente alla facciata sulla "Paart de mèz" un aspetto in armonia con i prospetti delle altre case a schiera, ma altrettanto opportunamente fu salvato il mosaico, l'unico episodio pregevole del complesso, posizionato all'estrema sinistra, sul lato che guarda verso la piazza Pestalozzi, sopra quello che all'epoca era l'ingresso della banca.
Realizzato dalla ditta Bellini figli di Milano, fu ideato e disegnato, come si legge nella parte in basso, da Livio Benetti nel 1952.
Una figura di artista di assoluto primo piano, giunto dal Trentino in Valtellina, a Sondrio, per rimanervi poi come docente per tutto il resto della sua vita.
Ha lasciato un'ampia e qualificata produzione che va dagli oli alle tempere, dagli acquerelli ai disegni (insuperabili sono i suoi schizzi), dai bronzi fino ai mosaici. Quello ancora conservato a Chiavenna incornicia due balconi rientranti, uno posto sopra l'altro. Nella fascia di sinistra sono raffigurate sei scene agresti con immagini di piante, animali e qualche volto umano, resi con tessere verdi e bianche. A destra il nastro, molto più largo, presenta due figure femminili a dimensioni che superano abbondantemente il normale, una per piano, entrambe con le tradizionali zoccole ai piedi e il pannetto in testa. In alto si trova la "Praevidentia", come si legge sul bordo inferiore del grembiule, raffigurata in atto di reggere davanti a sé un cestino di frutti, mentre sotto è il "Labor", sintetizzato da una ragazza che con la mano sinistra regge un filo e nel grembiule reca le figure del boscaiolo e dello zappatore. Una sintesi efficace di due virtù tradizionali che sono proprie della gente che, come quella della Valtellina e della Valchiavenna, abita in montagna: la previdenza e, di conseguenza, la laboriosità, affidate all'immagine di figure femminili, che tanta parte, pur se nascosta e misconosciuta, hanno avuto nella vita di tutti i giorni fra le nostre valli e le nostre contrade.


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